Profile: DarrelFlanne

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Carlo Sangalli, 81 anni, da dodici al vertice
di Confcommercio, ha presentato un esposto alla procura di Milano nel quale denuncia di essere
«parte offesa per gravissime condotte di estorsione e diffamazione».
Alla base dell’esposto ci sono accuse di presunte molestie a una ex segretaria, al suo fianco fino al 2012, e anche le tensioni legate alla gestione di ricche partite economiche legate al welfare integrativo degli associati.
Sono tre (su un totale di sette) i vicepresidenti dell’associazione dei commercianti che il 7 giugno scorso hanno chiesto le dimissioni di Sangalli per
«ragioni etico-morali» che lo avrebbero reso «totalmente incompatibile» con la carica.
Facevano riferimento, non esplicitamente, a quanto erano venuti a sapere nei mesi precedenti, e cioè che
Sangalli aveva firmato a gennaio 2018 un atto di donazione di 216 mila euro a favore
di una sua ex segretaria. Secondo l’accusa i soldi sono serviti a tacitare la donna che aveva subito molestie tra il 2011 e il 2012
dal presidente di Confcommercio. Sotto accusa c’è anche il direttore generale di Confcommercio Francesco Rivolta, nel frattempo licenziato da Sangalli.
», si chiede, citato da Repubblica uno degli oppositori interni più critici.
«Rinnovamento delle funzioni direttive», si legge nell’ordine di servizio con cui
il manager è stato allontanato. Ma che il provvedimento sia legato ai veleni
di questi giorni, in Confcommercio è una certezza.


Un giorno si sparse la voce che ero stato iscritto nel registro degli indagati.
Ero all’Hotel Nazionale, dove avevo incontrato Mario Segni e
Gianni Rivera per parlare dei referendum. A mezzanotte squillò
il telefono. Era Di Pietro. Si voleva scusare. E
dirmi che io non c’entravo nulla con le indagini in corso».

Craxi è morto da esule o da latitante? Il Di Pietro politico:
tribuno populista o paladino della giustizia? «Diciamo che io certe cose sul
Presidente del Consiglio non le direi. A prescindere dall’amicizia che mi
lega a Silvio». È molto amico di Berlusconi? «Sì. Da più di 40
anni». Come vi siete conosciuti?


«All’epoca ero consigliere comunale di Brugherio. Votai contro un progetto della
sua Edilnord e un amico comune, Edoardo Peruzzi, mi disse che Silvio mi avrebbe incontrato volentieri.
La scintilla scoccò appena ci dichiarammo entrambi milanisti».

Berlusconi le ha mai proposto una candidatura? «Anche alle ultime politiche.
Mi ha chiamato e mi ha detto: "Carluccio, un uccellino mi dice che fremi per tornare in politica"».

È vero che freme? «La politica è una passione che non passa.

A Montecitorio ci tornerei a piedi e di corsa. Ma gli ho detto di no per rispetto nei confronti della Confcommercio, che deve
rimanere autonoma.


Certo, quando in tv vedo l’Aula, cambio canale perché
mi viene il magone». Lei non va mai in tv. «La mia storia televisiva l’ha descritta
bene Bruno Vespa in uno dei suoi libri: un giorno
il conduttore mi chiamò in trasmissione come ospite in rappresentanza di Confcommercio, io non potevo andare e così mandai Michela Vittoria
Brambilla». «…Michela sfondò. Bucò lo schermo.
E da quel momento invitarono tutti lei».
La scelta che le ha cambiato la vita? «Il matrimonio con mia moglie Rosanna,
a 27 anni. Ora ho 4 figli e 12 nipoti. La cena di Natale è un po’ faticosa».



Ha un clan di amici? «Ho molti amici in politica, ovviamente».

«Non solo. Anche Fini, da quando era del Msi. E Bassanini, oggi del Pd.
Poi ci sono due persone a cui sono molto legato:
Franco Manzolini, un costruttore edile di Porlezza, che conosco da una vita,
e Franco Giandonati, che mi è stato vicino anche nei momenti peggiori».
«Be’, anche quando sono stato iscritto nel registro
degli indagati con Sergio Billè». Una storiaccia di corruzione e appropriazioni indebite.
«Per quanto mi riguarda, tutto archiviato». A cena col nemico?
«Pierluigi Bersani e Vincenzo Visco. Due ex del Pci. Gli farei
pagare il conto. E gli consegnerei io la ricevuta fiscale».
Il libro della vita? «Sarò banale, ma dico I Promessi
Sposi». «Non ricordo nemmeno l’ultima volta che sono stato al cinema».
«Quella del granello di sabbia». Legata a un granello di sabbia, di Fidenco?
«Ti voglio cullare cullare…». Cultura generale: i confini di Israele?

«Uhm… Oh mamma mia». «Iran, Pakistan… poi
uno difficile che comincia per Uz…». Uzbekistan. Il primo articolo della Costituzione?

«L’Italia è una repubblica democratica fondata sul
lavoro. Mi chieda anche l’ultimo. Grande articolo ,
papà !


Carlo Sangalli è nato nel 1937 a Porlezza (Como).
Sposato con quattro figli, laureato in giurisprudenza, è
imprenditore commerciale. Dal 3 aprile 1995 è presidente dell'Unione del commercio, del turismo dei servizi e delle professioni della
provincia di Milano, la maggiore delle organizzazioni territoriali
aderenti alla Confcommercio. Nel 1996 diventa presidente dell'Unione regionale lombarda del commercio, del turismo
e dei servizi. Dal 5 marzo del 1997 è vicepresidente vicario
della Confcommercio. Dal 1 agosto dello stesso anno diventa presidente della Camera di commercio di Milano, mentre dal luglio 2000 è anche
presidente di Unioncamere. Nel 21 dicembre 2005, a seguito
delle vicende giudiziarie che hanno portato all'autosospensione di Sergio Billè, è reggente della Confcommercio nazionale.



Dopo le voci di molestie in Confcommercio, il presidente Carlo Sangalli oggi viene invitato dal suo vice Paolo Uggè in un’intervista
rilasciata a Repubblica a chiarire la sua posizione o a dare le dimissioni.
Sangalli ha ammesso il versamento, ma ha negato le accuse e ha depositato un esposto
in procura per "estorsione e diffamazione" ritenendosi
parte lesa. Mercoledì 14 novembre è convocato il Consiglio di Confcommercio davanti al quale dovrà chiarire la sua posizione.
Nella consulenza c’è anche un video realizzato, si afferma, nell’ufficio di Sangalli a Roma.
Ci sono solo poche immagini degli arredi. C’è, però, l’audio di una conversazione
tra Carlo Sangalli e la signora cominciata alle 10.07 del 4
aprile 2012, due anni prima del messaggio
ad Aragone.


Nel dialogo la donna ribadisce al presidente l’intenzione di cambiare ufficio e lui cerca di dissuaderla, anche se lei
ha pensato anche alle scuse da dire all’organizzazione per ottenere il cambio.
La donna non pare convinta: «Sì presidente.

Anche un mese fa, si ricorda, avevamo detto basta».

«Basta, basta, basta, basta», ripete Sangalli. Lei:
«E invece poi non è così». «Da parte mia basta. No basta basta, basta,
basta, basta», la interrompe. «Eh da parte sua!
È da parte sua! Perché non è che sono io che…
capito? » puntualizza la signora. Sangalli le chiede che resti
ancora un mese, assicurando che: «No è chiuso, va che non succede più» e esaurisce l’argomento con un «devo andare a confessarmi.



Eh allora basta eh». Si confessa e via, finisce tutto», replica la donna.
«La teoria del complotto non regge, da quello che si legge sarebbe un po’ forzata
o quanto meno un po’ datata. Se è vero che questa vicenda era risaputa è altrettanto vero che noi vice presidenti non ne sapevamo nulla.
Nessuno ne aveva parlato ufficialmente se non dopo una telefonata
tra Sangalli e il vice presidente Renato Borghi.

Il presidente lo informava che c’era una registrazione di un incontro dello stesso Sangalli con la sua ex segretaria.
Mi sembra una interpretazione altrettanto forzata legare questa vicenda al licenziamento del
direttore generale, Francesco Rivolta». «Ha semmai sempre coperto il presidente.
Nessun complotto. Abbiamo agito solo per tutelare la nostra associazione e non è lui che ha fatto
scoppiare questa bomba. È Sangalli che ora deve chiarire.
C’è qualcuno che non sta dicendo la verità.
O lui querela la sua ex segretaria e propone a
Confcommercio di sostenerlo perché lei ha mentito, e lo
fa mettere a verbale, o vuol dire che quelle cose sono vere e il presidente dovrà
trovare una soluzione. Si aspetta le dimissioni di Sangalli al consiglio di mercoledì 14?
«Non mi sembra abbia questa intenzione. Spetta a lui trovare la soluzione politica per chiudere questa vicenda.
Ho sempre creduto nel detto: male non fare, paura non avere».



«Sono molto dispiaciuto per la sorte di un uomo che, superati i settant' anni, si trova ad affrontare un lungo periodo di carcerazione.
Per chiunque, a quell' età, la prigione è una sofferenza supplementare.
Nel caso di Formigoni ci troviamo di fronte a un politico che, come governatore della Lombardia,
ha ottenuto risultati importanti per famiglie e imprese.
Successi oggettivi che non possono essere dimenticati. Come essere riuscito,
per esempio, a utilizzare i fondi europei che, prima di lui, restavano a Bruxelles».
Presidente, da lombardo doc, è favorevole all' autonomia regionale?
«Dare attuazione al federalismo differenziato è certo utile.
È giusto e urgente procedere con previsioni
differenziate di autonomie e quindi di servizi».


Pare però che la procedura vada a rilento, in Parlamento e nel governo c'
è chi frena «Non facciamo allarmismi. Un ampio e partecipato confronto è necessario,
così da fugare dubbi e interrogativi e definire i
livelli pubblici essenziali dei servizi da assicurare ad ogni cittadino.
È un percorso che va portato avanti attraverso un continuo dialogo e ascolto così come sta facendo, in Lombardia, il presidente Attilio Fontana.

Per quanto riguarda l' autonomia, c' è poi, anche, un tema che va risolto: il trasferimento delle competenze sulle Camere di
commercio, dal Ministero dello Sviluppo Economico alle Regioni.
In questo caso l' autonomia rischierebbe di produrre cortocircuiti e contraddizioni perché
il sistema camerale collabora già strettamente con le Regioni ma si basa su un ordinamento omogeneo a livello nazionale.
In sintesi un' impresa deve confrontarsi con regole certe
e procedure simili in tutto il Paese, da Trapani a Bolzano.




In caso contrario si creerebbero complicazioni e limiti all' attività imprenditoriale».
Il Paese però è tutt' altro che omogeneo: non le sembra che
Milano abbia poco da spartire con il resto d' Italia?
«Credo che il segreto del boom di Milano risieda nel dna di
questa città-mondo, capace di trasmettere energia, formare
eccellenze e attrarre talenti e quindi investitori.
Milano cresce soprattutto quando si pone obiettivi molto sfidanti.
Adesso abbiamo di fronte le Olimpiadi 2026 ma la sfida più
impegnativa è senz' altro quella delle periferie. Se Milano
riuscirà a migliorarle diventerà un esempio a livello
globale. Oggi il milanese è orgoglioso della sua città, dal centro storico al nuovo skyline da capitale europea.



È un orgoglio positivo che motiva a crescere, a migliorarsi e aiuta
a superare le difficoltà. È un orgoglio che dovrebbe
ritrovare tutto il Paese». Che giudizio dà dell' attuale
situazione economica italiana ed europea? «I freddi
numeri della chiusura del 2018 indicano un rallentamento diffuso che in Europa interessa
soprattutto Germania e Italia. Rallentamento che,
per il nostro Paese, è stato certificato dalla recessione tecnica.
Tutto questo ha un corollario e una conseguenza:
il corollario è la debolezza dell' occupazione, la conseguenza è
l' urgenza di scelte adeguate di politica economica.
Restiamo, infatti, un Paese fragile che fatica più di
tutti ad agganciare i segnali di ripartenza ed è sempre il primo a cadere nella recessione quando l' economia
rallenta». Crede sarà necessaria una manovra bis?



«Se non si corre ai ripari il prima possibile è inevitabile che ci siano
effetti negativi sugli andamenti di finanza pubblica, con il rischio di dover
fare dolorosi aggiustamenti di rotta. Bisogna dunque reagire per rafforzare la fiducia
di imprese e famiglie. Il premier Conte ha parlato di un' autostrada per la crescita
le cui corsie sono: investimenti, innovazione e semplificazione.
Ci auguriamo che questa autostrada sia inaugurata quanto prima, ma soprattutto che venga percorsa a gran velocità».
Si parla di dare il via libera all' aumento dell' Iva
per scongiurare la manovra: dalla padella alla brace? «Per un Paese come
il nostro, che soffre di due malattie croniche, come
la debole domanda interna e scarsi investimenti infrastrutturali, questa eventualità segnerebbe il punto
di non ritorno verso una nuova e più drammatica
crisi economica».


Quanto ci costerebbe l'aumento Iva in termini di consumi?
«L' aumento di 23 miliardi di Iva nel 2020 determinerebbe una contrazione dei consumi che stimiamo tra gli 11 e i 18 miliardi di euro, cioè
tra l' 1,1 e l' 1,8% della spesa complessiva delle famiglie.
E questo vuoto di domanda avrebbe anche un impatto negativo sul Pil di circa mezzo punto percentuale».
Cosa si può colpire per fare cassa senza
aumentare la crisi? Quanto la appassiona lo scontro interno
al governo sulla Tav? «Guardi, la stragrande maggioranza degli
imprenditori è favorevole anche perché le opportunità
sono evidenti, sia a livello economico che ambientale.
Con l' arrivo, poi, dell' alta velocità Milano-Genova si potrebbero aprire
spazi di mercato straordinari con benefici per tutto il Paese.



La Torino Lione, insomma, completerebbe quella "Metropolitana d' Europa" in grado di integrare ulteriormente e naturalmente l' Italia anche nei grandi flussi turistici e commerciali europei.

La Tav, dunque, serve a tutti e renderebbe il nostro
Paese più competitivo». «Sicuramente ha portato
ad una maggiore varietà dell' offerta, essendo il commercio al dettaglio il primo
fattore di integrazione degli stranieri, una condizione necessaria anche se
non sufficiente. Del resto, l' integrazione è
connessa alla legalità. Per la quale vale il principio stesso mercato, stesse regole.
Assieme a questo c' è, però, troppa confusione nella localizzazione e nella
gestione di alcune attività commerciali. Comunque certo si potrebbe fare molto di più nella difesa del made
in Italy».


In tempo di crisi la responsabilità sociale di impresa ha ancora un valore ?
Per Carluccio Sangalli "I numeri parlano da soli. Da una recente ricerca della Camera di commercio di Milano risulta che le imprese milanesi spendono circa un miliardo all’anno per le iniziative responsabili. Le aree di intervento più significative sono la tutela dei lavoratori e il rispetto dell’ambiente. Lo strumento più adottato è il codice etico, ben 7 imprese responsabili su 10, e il 2% sceglie il bilancio sociale. C’è da segnalare che se per il 73,5% delle imprese la responsabilità sociale si realizza nel quotidiano tutti i giorni solo l’11,4% si preoccupa di certificarlo con un atto formale. Ma con la crisi un terzo delle imprese, il 34%, ha ridotto la sua azione sociale, ma non ha di certo smesso di essere attenta alla dimensione etica. Quindi insomma la crisi ha influito sull’attenzione sociale?


"Ha influito sulla disponibilità di risorse, non sulla cultura.
In realtà io credo che proprio la crisi riapra
in modo forte il tema di una economia più attenta allo sviluppo diffuso che al mero profitto
finanziario. Soprattutto è necessario superare la dicotomia pubblico privato.
C’è un privato che ha un valore pubblico e che crea nuove forme di
welfare, pensiamo ad esempio alle settemila imprese italiane impegnate nella
formazione ed assistenza dei bambini, un settore in crescita del 3% nonostante la crisi.
Ma lo stesso negozio di vicinato svolge una
funzione pubblica nel momento in cui presidia
un territorio, crea relazioni, porta la spesa ai clienti anziani, offre un panino a un senza tetto.

Mi ricordo il tema di un bambino delle scuole elementari
che diceva "il paese di mio nonno non ha negozi, e non sembra neanche un paese".



Insomma la dimensione pubblica è collegata a quella privata da una realtà ricca
di sfumature e complessità. Di certo la responsabilità sociale di impresa è un elemento forte di questa continuità.

C’è dunque bisogno di un nuovo modello di welfare? Carluccio Sangalli ne
è convinto: " Sì, la crisi ci sta ricordando con grande urgenza temi non nuovi. Inoltre i problemi irrisolti del welfare si ripercuotono sulla produttività del sistema economico. Ad esempio, purtroppo, sono ancora molte le donne che dovendo sopperire alla mancanza di servizi alla famiglia non possono partecipare pienamente al mercato del lavoro, alla creazione di nuove imprese.


Sono tre secondo me le dimensioni su cui riflettere. La prima è che la società non è solo un mero utente dell’assistenza pubblica, deve avere un suo ruolo attivo, da qui l’importanza del terzo settore. La seconda è quella del tempo. Alcune imprese, ad esempio, stanno ripensando la contrattazione anche in base al tempo richiesto al collaboratore e in relazione al percorso di vita del dipendente. Ma questo è un tema che riguarda anche gli orari dei servizi pubblici, l’efficienza dei trasporti, le infrastrutture tecnologiche. Una società, una famiglia non può esistere senza un tempo condiviso, senza le feste, senza i riti collettivi. Terzo fronte, un nuovo patto fiscale che premi in particolare le imprese che investono negli altri, nella società".



Giovedì arriva per la prima volta nel territorio il presidente della Confederazione nazionale Carlo Sangalli,
segno tangibile anche di come sia tenuta in considerazione l'associazione
provinciale a livello nazionale. Il leader nazionale di Confcommercio sarà ospite dell’Unione provinciale di Forlì-Cesena presieduta dal cesenate Augusto Patrignani (vicepresidente il forlivese Roberto
Vignatelli) a cui aderiscono Confcommercio di Cesena e di Confcommercio di Forlì.
Al Grand Hotel Da Vinci di Cesenatico giovedì alle 16 si terrà il convegno "L’economia della Romagna: l’impresa di crescere: meno tasse, meno burocrazia, più sviluppo".
Il presidente Confcommercio imprese per l’Italia Augusto Patrignani aprirà i lavori con il suo intervento, quindi interverranno il sindaco
di Cesenatico Matteo Gozzoli e il vescovo monsignor Douglas Regattieri per un saluto.
Moderatore Frediano Finucci, caporedattore Economia Tg La7,
conduttore della trasmissione Omnibus. Al termine del convegno aperitivo
e buffet.


Il presidente nazionale di Confcommercio, Carlo Sangalli, sarà a Cosenza venerdì
12 maggio. Sangalli parteciperà, alle ore 11:00, - insieme al presidente di Confcommercio Cosenza,
Klaus Algieri - al focus sul meridione nella Sala Mancini della Camera di Commercio.
"Italia in declino senza Mezzogiorno. Infrastrutture, turismo e cultura per tornare a crescere".
È questo il titolo dell’assemblea pubblica organizzata da Confcommercio Cosenza.

Un incontro che ha l’obiettivo di analizzare il ruolo fondamentale del Sud per gli equilibri sociali ed economici del nostro Paese.

Infrastrutture, turismo e cultura sono tre elementi strategici per
rimettere in moto l’economia e sostenere l`offerta produttiva.
Ridurre il gap infrastrutturale e integrare l`offerta turistica con tutto il sistema economico è la
soluzione da ricercare: saranno i punti cardine dell’incontro.

Un focus in cui saranno analizzate le carenze strutturali e i punti di forza di un territorio che ha tutte le potenzialità
per uscire fuori dalla crisi. Un territorio che ha bisogno di
un nuovo patto tra imprenditori, cittadini e istituzioni sotto il segno della responsabilità e della condivisione di
idee, contenuti e obiettivi. Prima dell’assemblea pubblica, il Presidente nazionale di
Confcommercio Carlo Sangalli, inaugurerà i nuovi spazi
associativi della sede cosentina (ore 9:30 taglio del nastro).
Subito dopo saranno consegnati dei riconoscimenti ai soci
con maggiore anzianità associativa e all’imprenditore più giovane.



Confcommercio ha realizzato infatti un’indagine su dati Istat e Censis
che ha analizzato i riflessi economici dei mercati irregolari.

Si tratta di «stime per difetto», ha fatto sapere l’associazione secondo cui a
causa dell’illegalità rischiano di sparire 43.000 negozi regolari all’anno, insieme a 79.000 lavoratori.
Lo studio, presentato dal direttore Ufficio Studi Confcommercio, Mariano
Bella, evidenzia inoltre che il fatturato sottratto al commercio al dettaglio legale nel
2013 dovrebbe attestarsi a 8,8 miliardi di euro,
pari al 4,9% del fatturato regolare. Il dato dell’illegalità nel
commercio, ha spiegato Bella, «è molto superiore al Sud e nelle
Isole rispetto al resto del paese». Riguardo al settore turistico, bar e ristoranti, nel 2013, il fatturato abusivo nel 2013 dovrebbe attestarsi a circa 5,2 miliardi, il 10% del volume
d’affari del settore ( con rischio sopravvivenza per 27.000 imprese e
106.000 occupati regolari). «Tanti imprenditori — ha aggiunto
Sangalli — abituati da sempre a rimboccarsi le maniche hanno,
lasciatemelo dire, incredibilmente ancora fiducia. Non chiedono allo
Stato di lavorare per loro ma si meritano, e noi lo chiediamo a gran voce, una vita
decisamente più facile, meno onerosa e più sicura
nell’esercizio delle loro attività».


Sangalli è stato eletto dai presidenti delle Camere
di Commercio italiane, riuniti a Roma in occasione dell’assemblea di Unioncamere.
Cambio della guardia al vertice di Unioncamere. Carlo Sangalli succede a Ivan Lo Bello,
che ha guidato l’ente rappresentativo delle Camere di Commercio italiane negli ultimi tre anni.
Sangalli, presidente della Camera di commercio di Milano,
Monza Brianza e Lodi, è stato eletto dai presidenti delle Camere di Commercio italiane, riuniti a Roma
in occasione dell’assemblea di Unioncamere. "Lascio un sistema profondamente rinnovato - ha detto Lo Bello - con compiti chiari e funzioni strategiche per la crescita del sistema produttivo. Lo lascio in ottime mani e questo mi rende ancora più orgoglioso degli sforzi compiuti".



Lo Bello ha rimarcato le grandi capacita’ del suo successore, "un uomo in grado di lavorare con determinazione - ha sottolineato - aggregando e coinvolgendo le energie migliori del sistema per portare a compimento la riforma delle Camere di Commercio".
"Ringrazio i colleghi che mi hanno dato fiducia - ha affermato Sangalli - e ringrazio il presidente Lo Bello e la sua squadra per il lavoro fatto in questi anni. Insieme ai presidenti delle Camere di commercio e a tutte le donne e gli uomini che quotidianamente lavorano nel sistema camerale ci impegneremo per lo sviluppo delle nostre imprese ed il rafforzamento del Sistema Paese".

Nel corso del suo intervento, Sangalli ha sottolineato l’importanza di poter contare su una
squadra valida e coesa. "Sara’ una presidenza di garanzia e finalizzata a completare e rivedere la riforma - ha spiegato - coinvolgendo direttamente le Camere di commercio".
Quindi ha indicato le parole chiave della sua presidenza:
responsabilità, collaborazione, valorizzazione.


«Mente» Giovanna Venturini, «mente» dicendo di essere stata molestata
da Carlo Sangalli quando era la sua segretaria negli uffici romani della presidenza della Confcommercio.

La vicenda è esplosa quando è venuto fuori che tre vice presidenti di Confcommercio a giugno avevano chiesto
a Sangalli di dimettersi per ragioni «etico-morali».
Il retroscena erano le accuse della signora Venturini alla quale
Sangalli ha donato 216 mila euro con un atto notarile firmato sei
mesi prima alla presenza di Rivolta. L’anziano presidente (81 anni) ha risposto che non c’era
motivo per lasciare la poltrona su cui siede dal 2006 e che
non comprendeva di cosa si parlasse.


Un mese fa ha querelato Rivolta, Venturini e i tre vice per estorsione e diffamazione ed ha
chiesto il sequestro dei 216 mila euro che aveva
donato. Nella querela ci sarebbero quelle che la difesa Sangalli è convinta siano
le prove della relazione sentimentale tra Rivolta e la Venturini (smentita da entrambi)
che avrebbe giocato un ruolo decisivo nel presunto complotto.
I due sono stati pedinati da investigatori privati incaricati da Sangalli
il quale, dopo che aveva firmato dal notaio alla presenza di Rivolta, aveva cominciato a sospettare di essere stato vittima di
una macchinazione. Rivolta e Venturini sono stati fotografati mentre passeggiano per strada,
entrano ed escono dall’abitazione romana di Rivolta o sono
al ristorante oppure (alle 23,07 del 15 febbraio scorso) si scambiano un «affettuoso e prolungato bacio sulla bocca».




Al Corriere della Sera la signora ha dichiarato che al più potrebbe trattarsi di «un bacio di saluto sulle guance» con una persona
con la quale non aveva una relazione ma solo un forte legame di stima e di amicizia.

Aiello dice di voler «evitare ingiusti processi di piazza», come Sangalli che, infatti, fino ad ora ha «mantenuto un riserbo assoluto».

La tesi è che Sangalli è vittima di «un attacco ingiustificato e infamante», di un caso montato «per annullare alcune precise
responsabilità e deviare l’attenzione in vista del prossimo consiglio confederale».
Il riferimento è alla seduta del 14 novembre dove sarà di
scena la resa dei conti tra le truppe pro e contro il presidente.
Un quadro in cui Giovanna Venturini, ripete l’avvocato Aiello, mente.

«Ogni parola, ogni atteggiamento, ogni presunta ricostruzione è frutto di un disegno preciso e premeditato.
». Lo avrebbe fatto nell’intervista, con la famiglia e
con «tutte le donne» quando ha detto di essere stata molestata sessualmente.
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